Thursday, 26 March 2015

SILVIA GET EM OFF MONTI

Gli Women you can put into three cats, those who do it for money and power, those who'll do it for free 
.  Secondo i pettegoli e i paparazzi dell’epoca, la Guerritore, tenendo fede al proprio cognome, aveva strappato Agnelli ai desideri di Dalila Di Lazzaro, friulana spettacolare nello sguardo e in tutto quanto. Erano gli anni ruggenti vissuti a Roma, tra la dimora di XX Settembre e il Grand Hotel, tra Dominque Bosquerò, che una notte si calò da una finestra dell’albergo, e Anita Ekberg che, sentendosi tradita da una attricetta francese, liquidò Agnelli che da Tokyo l’aveva destata di notte, mentre era coricata con un regista nostrano: «Tu non ama me, tu maiale italiano, io non ti ama più», buttò giù la cornetta del telefono e mandò a quel paese, il Nostro ma anche, direbbe Veltroni, quell’innocente regista che gli stava di fianco: «Tu italiano, tutti stronzi». Erano anni belli e allo stadio Comunale, ex Benito Mussolini, di Torino, l’Avvocato si presentava puntualmente in tribuna d’onore per assistere alle partite della sua Juventus («Qualcosa per la domenica...» aveva definito così la squadra di famiglia). Non era mai solo, lo accompagnavano amici, tifosi, cortigiani e soprattutto donne bellissime, Silvia Monti era una di queste, era la più solare, affascinante, bionda, fresca di set cinematografici. Era il momento della svolta, a ventisei anni, la veneziana signorina Cornacchia aveva scelto il nome d’arte Monti per interpretare i film che si intitolavano Il domestico, Finché c’è guerra c’è speranza, Metti una sera a cena, Una lucertola con la pelle di donna, Racconti proibiti... di niente vestiti, Il corsaro nero, Il clan dei calabresi ma le attenzioni di Gianni Agnelli erano da oscar, la sua fama, il suo fascino non avevano uguali, Silvia Monti, secondo leggenda metropolitana, entrò così nel cuore dell’Avvocato che ricevette in dono Agneta, la magica barca con le vele di un marrone scuro vissuto, due alberi, legno e ottoni, il cui nome si prestò al gioco, Agne(lli)-(Margheri)ta? In verità si trattava del nome della figlia dell’architetto navale svedese che aveva disegnato l’imbarcazione. La leggenda coincise con le nozze della signorina Silvia Cornacchia Monti con Luigino Donà delle Rose, inventore, fondatore, creatore di Porto Rotondo, con tutti gli annessi e connessi.I haven’t seen The Brain since it came out in 1969. It was a caper comedy (big stuff in the post-Topkapi era) starring David Niven, Eli Wallach, Bourvil, Jean-Paul Belmondo and Italian dish Silvia MontiI’d love to see it again! Silvia was briefly busy: after her debut in Fräulein Doktor (1969) she had supporting roles in several (mostly forgotten) European pictures before Lucio Fulci’s Lizard in a Woman’s Skin (1971). She then played alongside Bud Spencer and Terence Hill inBlackie the Pirate (1971), with Franco Nero in The Fifth Cord(1971), with Ben Gazzara in The Sicilian Connection (1972), and perhaps her meatiest part in Alberto Sordi’s While There’s War There’s Hope (1974). After The Last Desperate Hours(1974), a spaghetti rehash of Kazan’s Panic in the Streets, Silvia married the wealthy Carlo De Benedetti and retired. Meanwhile, the music in the background of this scene fromThe Brain is “Cento Giorni” by Caterina Caselli. Ciao bella!

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